Lasofoxifene riduce il rischio di tumore alla mammella nelle donne in postmenopausa con osteoporosi


Il Lasofoxifene ( Fablyn ) ha statisticamente ridotto il rischio complessivo di tumore alla mammella, così come il tumore al seno ER positivo ( ER+ ) invasivo nelle donne in post-menopausa con bassa densità ossea, secondo uno studio pubblicato su The Journal of National Cancer Institute ( JNCI ).

Il Lasofoxifene è un SERM, modulatore selettivo dei recettori degli estrogeni, che, come il Tamoxifene, blocca gli effetti degli estrogeni nel tessuto mammario.
Un altro SERM, il Raloxifene, ha dimostrato di ridurre il rischio di tumore alla mammella.

Nello studio PEARL ( Postmenopausal Evaluation and Risk-Reduction with Lasofoxifene ), condotto in doppio cieco, placebo-controllato, randomizzato, 8.556 donne in postmenopausa con bassa densità ossea e mammografie normali sono state assegnate in modo casuale a due dosi di Lasofoxifene di 0.25 o 0.50 mg al giorno, o a placebo.

Il Lasofoxifene ha dimostrato di ridurre il rischio di tumore mammario positivo al recettore per gli estrogeni, ma per determinare se abbia ridotto i rischi di neoplasia al seno ER+ invasiva e di tumore alla mammella totale, sono stati analizzati gli effetti del Lasofoxifene in tutte le 8.556 donne in generale, e in gruppi con caratteristiche al basale che influenzano il rischio di tumore, tra cui età, indice di massa corporea, punteggio Gail, e livelli sierici di ormoni sessuali.

Le 8.556 donne nello studio erano di età compresa tra 59 e 80 anni, e avevano l'osteoporosi. Si è scoperto che le donne in cura con 0.5 mg di Lasofoxifene, rispetto al placebo, hanno presentato un rischio significativamente ridotto del 79% di carcinoma mammario totale; il rischio di tumore al seno ER+ è stato ridotto dell’83%. Inoltre, c'è stata una riduzione del 32% degli eventi coronarici, e una riduzione del 36% degli ictus. Le fratture vertebrali sono diminuite del 42%, e le fratture non-vertebrali del 24%.

Secondo alcune osservazioni, la riduzione del rischio di cancro alla mammella con Lasofoxifene era simile a quella riportata per Tamoxifene e Raloxifene. Allo stesso tempo, Lasofoxifene non ha rappresentato un rischio per altri tumori, a differenza del Tamoxifene, associato ad un aumentato rischio di tumore endometriale e ad altri problemi ginecologici. Anche il Raloxifene è stato utilizzato meno frequentemente a causa del suo spettro di benefici percepito come insufficiente.

Il Lasofoxifene può quindi avere più potenziali benefici degli altri SERMS; lo spettro di attività del Lasofoxifene, compresa la riduzione clinicamente e statisticamente significativa di ictus, fratture non-vertebrali, ed eventi cardiaci gravi, lo rende un’opzione terapeutica interessante, in particolare per l'uso in donne in postmenopausa con osteoporosi o alti livelli di estradiolo.

Lo studio presentava tuttavia alcuni limiti, tra cui il ridotto numero di casi incidenti di tumore al seno, la mancanza di dati di follow-up dopo cinque anni, e la mancanza di dati comparativi sull'efficacia del Lasofoxifene nel ridurre ictus, altri eventi coronarici e fratture rispetto ad altri SERMS.

Sono stati messi a confronto i risultati dello studio PEARL con quelli dello studio STAR ( Study of Tamoxifen and Raloxifene ). Le donne nel primo studio avevano in media nove anni in più, e, come probabile conseguenza, avevano più alti tassi di tromboembolismo venoso.

Tuttavia, la riduzione nell'incidenza di tumore alla mammella e del tasso di ictus con Lasofoxifene era particolarmente marcata, suggerendo che il Lasofoxifene possa rappresentare la tanto attesa svolta decisiva nella chemioprevenzione del tumore mammario. Sono necessarie informazioni più complete circa gli effetti a lungo termine del Lasofoxifene sia sugli esiti positivi che negativi, ma i dati preliminari per quanto riguarda rischi e benefici sono incoraggianti. ( Xagena2010 )

Woodward K, JNCI, 2010

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